
Il franchising sociale sta avendo successo anche in Italia, riportiamo questo interessante articolo che parla anche della ESFN, associazione europea del social franchising di cui Assixto è partner da diversi anni. Di recente si parla di Assixto anche nel libro scritto dal Dr. Inge Hill, Senior Lecturer Strategy and Entrepreneurship, SFHEA, della Birmingham City Business School. Assixto è l’unico modello di social franchising italiano dedicato ai Servizi alla Persona ideato come network cooperativo, un format vincente che sta avendo successo anche al di fuori dal nostro Paese. Secondo il mensile Vita il franchising nel profit è un modello in declino mentre nel non profit registra una crescita del 25% dei brand coinvolti, nel settore dei Servizi alla Persona fa giocoforza anche l’aumento del numero degli anziani. Tre fattori che fanno sì che il nostro modello sia vincente un mix tra: franchising, cooperazione e sociale. Chi volesse approfondire il nostro modello di franchising può collegarsi al nostro sito cliccando qui.
Mentre nel profit è un modello in declino nel non profit registra una crescita del 25% dei brand coinvolti e impiega 22mila persone. In tutta Europa sono 60 le realtà censite con una media del 60% di lavoratori disabili. E in Italia il 2016 promette di essere l’anno del boom
Il 2016 farà rima con social franchising. Se fino ad oggi è stata solo una tendenza, l’anno che viene vedrà il lancio di nuovi brand. In prima fila il Consorzio Cgm (il più grande network di coop sociali in Italia), che ha in rampa di lancio ben tre marchi: la catena “Pane Cotto”, che partirà dalla Basilicata e mira a valorizzare e commercializzare produzioni artigianali locali con l’obiettivo di espandersi in tutte le zone ad alta intensità turistica del Paese; la catena di abbigliamento di seconda mano “Share”, con base a Milano dove la cooperativa Vestisolidale gestisce il primo esercizio, che ha in programma l’apertura di altri 5 negozi tra Varese, Lecco e Napoli; infine l’incubatore di startup innovative Trentino Social Tank, che punta a portare i propri servizi di formazione, incubazione e finanziamento in tutte le regioni. Anche Fondazione Dynamo, per finanziare il Camp ricreativo per bimbi con gravi patologie, ha lanciato Dynamo Café, per ora solo a Firenze, ma con l’obiettivo di arrivare in tutte le principali città italiane.
«Nel mondo profit lo stesso settore è in regressione», spiega Flaviano Zandonai, ricercatore di Euricse. «Il brand nel Terzo settore ha senso perché c’è la necessità di veicolare non solo un prodotto ma anche un valore etico e una sfera di competenze condivise». Una crescita che avviene in tutta Europa.
Le realtà censite nell’eurozona sono 60, con una media del 60% di lavoratori disabili. Di queste 33 (erano solo 18 nel 2011) sono legate al Network europeo (European social franchising network). Un mercato che ha registrato una crescita del 25% dei brand coinvolti e impiega 22mila persone.
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