In Italia ci sono circa 12 milioni di anziani non autosufficienti, a fronte di una popolazione di 60 milioni di persone. Un grande problema.
Nel Belpaese il 21,4 per cento della popolazione ha più di 65 anni. La media europea è del 18,5. L’invecchiamento, del resto, non si ferma: nel 2050, secondo le stime Istat, gli over 65enni arriveranno a quasi 22 milioni, praticamente una persona ogni tre.
Il nostro, dunque, sta diventando un Paese sempre più vecchio, ormai lo confermano tutte quante le statistiche. Non c’è ricambio, si fanno pochi figli e si muore in età sempre più avanzata. Ne deriva che la popolazione italiana tende a invecchiare sempre più, con tutti i problemi che ne conseguono.
E non basta nemmeno l’immigrazione finora a invertire questa tendenza. E come se non bastasse, all’interno della popolazione anziana c’è una fascia di disabilità che non è autosufficiente.
Questo comporta l’attivazione di tutele particolari, di tipo pubblico e privato, per far fronte alla problematica. Sotto il profilo privato, quando i parenti non possono o non vogliono assistere gli anziani non autosufficienti, si fa sempre più ricorso all’ausilio dei badanti e delle badanti.
Sotto il profilo della sanità pubblica, le strutture sanitarie devono attrezzarsi in maniera adeguata, con costi sempre maggiori. Si è parlato della problematica in questi giorni al famoso Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
Il Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, Professor Trabucchi, ha spiegato: “E’ necessario che ciascuno compia scelte di responsabilità. Ciò significa almeno agire su tre piani:
1) Dedicare molta cura alla sfera fisica, dall’attività motoria alla prevenzione delle malattie croniche e alla cura delle stesse quando compaiono, ma non rinunciando a seguire le indicazioni di medici preparati e responsabili, soprattutto per patologie come diabete e arteriosclerosi.
2) Esercitare attività psichica. Bisogna restare collegati con il mondo e con le sue evoluzioni.
3) Mantenere le dinamiche relazionali e affettive, anche con le attività lavorative quando disponibili e adatte alle condizioni di salute.
Se la vita non acquisisce un significato, prosegue Trabucchi, allora la persona rinuncia all’impegno e a scelte coraggiose. Il mondo diviene piatto, caratterizzato da continue rinunce, in uno scenario dominato da perdite che si susseguono e spesso dalla depressione”.
Dal canto suo, il Professor Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva, aggiunge: “Siamo il Paese più vecchio del mondo insieme al Giappone. Per spiegare questo problema e i suoi potenziali rischi, in occasione del Meeting Salute di Rimini, analizzeremo come prototipo la malattia di Alzheimer. Si tratta di una patologia correlata all’età che oggi affligge circa 800mila soggetti. Ma considerando anche i familiari coinvolti, a essere interessati sono diversi milioni di Italiani”.
(fonte veb.it)