Presentato alla Camera il suo ventiseiesimo rapporto annuale e ci disegna un Paese in ripresa faticosa dove il ricambio generazionale non accenna ad arrivare, anzi
Alla fine per capire davvero le difficoltà del nostro Paese, basterebbe guardare i numeri del nostro capitale umano, ovvero della popolazione: oggi ogni 100 giovani si contano 170 anziani. Ma da qui a dieci anni per 100 giovani in Italia ci saranno ben 217 anziani, ci garantisce il presidente dell’Istat che mercoledì mattina ha presentato alla Camera dei deputati il suo ventiseiesimo rapporto annuale . «Un rapporto che può essere molto utile per indirizzare le politiche del nuovo governo», ha commentato il presidente di Montecitorio Roberto Fico, rilevando quanto ci sia da fare per il lavoro, lo sviluppo, le diseguaglianze sociali.
Reti e polli di Trilussa
Non dobbiamo scoraggiarci, però, ci salvano le relazioni. Le reti, come le chiama l’Istat, applicandole ad ogni settore del rapporto di quest’anno. E le reti sociali sono quelle che ci servono letteralmente da ciambella nelle nostre vite quotidiane: ognuno di noi, mediamente, ha una rete costituita da 5,4 parenti stretti e 1,9 parenti, in genere. A queste si aggiungono le reti costituite da amici e dai legami associativi. Purtroppo, Trilussa ce lo ha insegnato con i suoi polli, la statistica fa una media , ed ecco che in Italia ci sono 3 milioni di persone di 14 anni e più che dichiarano di non avere una rete di amici, nè di sostegno, nè di una rete di volontari organizzati.
Lavoro bene, ma non nel Sud
A guardare i dati del lavoro si tirerebbe un sospiro di sollievo.. L’Istat ci segnala che nel 2017, per il secondo anno consecutivo, in Italia aumentano gli occupati giovani, la fascia tra i 15 e i 34 anni (+0,9) e il tasso di occupazione cresce in generale in tutte le classi di età (sebbene sempre di uno zero virgola). Ma tutto questo non succede nel mezzogiorno dove rimane un saldo occupazionale negativo rispetto al 2008 di 300 mila unità (-4,8%).
Internet ancora per troppo pochi
Il presidente dell’Istat fa un elogio delle nuove tecnologie e garantisce: «Le tecnologie della comunicazione favoriscono i contatti senza svuotare o soppiantare le forme di socialità tradizionale trasformandosi così in tecnologie abilitanti». Purtroppo però nell’uso di Internet l’Italia è un fanalino di coda in Europa, con soltanto il 69 per cento di utenti regolari tra i 16 e i 74 anni.
I libri salvati dai ragazzini
C’è un dato che colpisce nel rapporto Istat: i più grandi fruitori di biblioteche sono i Millennials. Anzi: i post Millennials, almeno a leggere i dati del rapporto che ci dice che la fascia di età dei ragazzi della scuola media rappresenta il 42% dei frequentatori delle biblioteche e che a dedicarsi alla lettura dei libri pubblici sono anche i ragazzi fino a 24 anni (oltre il 30%).
(fonte www.corriere.it)