Il Covid, con l’alto tributo di vite tra gli anziani, ha portato alla ribalta il concetto di fragilità, e ha fatto capire che è lì che si deve guardare per ripensare un servizio sanitario sempre più efficiente
iù di 1 over-60 su 5 in Italia è fragile. Ovvero, quasi 4 milioni di persone presentano una fragilità di grado moderato o severo che li rende vulnerabili e per i quali è necessario un monitoraggio e un’assistenza continui. A questi se ne aggiungono 13 milioni, quindi 3 anziani su 4, che sono affetti da cinque o più malattie croniche. E’ quanto emerge dall’indagine di Italia Longeva.
Fragilità anziani: l’indagine di Italia Longeva
L’approfondimento di quest’anno entra a gamba tesa sul tema della fragilità. Un termine inflazionato durante gli ultimi due anni e mezzo, ma che rappresenta il cuore del problema se si vogliono davvero affrontare i temi del bisogno socio-assistenziale degli anziani. Comprese le corrispettive risposte, ancora sottopotenziate, come emerge dall’indagine, dei servizi territoriali di long-term care.
L’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva, istituita nel 2011 dal Ministero della Salute ha realizzato la prima mappa della fragilità, avvalendosi di un campione di 440mila over-60 rappresentativi della popolazione italiana. I risultati dell’indagine sono appena stati presentati al ministero della Salute nel corso della settima edizione della due giorni sugli “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-Term Care SEVEN”.
Conoscere lo stato di salute del Paese
Ciò che emerge, è che il Covid, con l’alto tributo di vite tra gli anziani, ha portato alla ribalta il concetto di fragilità e lo ha reso palese per tutti, anche ai non addetti ai lavori. Evidenziando, però, ancora una volta e ancora più intensamente, quanto sia importante disporre di servizi territoriali di long-term care equi, efficaci ed efficienti.
Strutture e servizi adeguati
«Poter misurare la fragilità e mapparla sul territorio è un passaggio obbligato se vogliamo davvero conoscere lo stato di salute del nostro Paese» spiega nella prefazione del report Roberto Bernabei Presidente Italia Longeva.
«Riconoscere per tempo la fragilità» continua Bernabei «consente al medico di intervenire sul singolo paziente con una presa in carico personalizzata prima che la condizione precipiti ulteriormente».
Ma non solo: «Sapere quali Regioni e Province d’Italia sono caratterizzate da una più alta prevalenza di fragilità e multimorbidità permette di destinare alla long-term care risorse, professionisti, strutture e servizi adeguati a rispondere puntualmente ai bisogni dei più vulnerabili».
Le domande alle quali è urgente rispondere
Del resto, la fragilità è il principale ostacolo a un invecchiamento di successo: riduce la qualità della vita, predispone allo sviluppo di disabilità severe e genera un elevato consumo di risorse socio-sanitarie. Ma come si riconosce? Come si misura? Quanti anziani fragili vi sono nel nostro Paese? Vi è corrispondenza tra numero di anziani fragili e risorse socio-assistenziali predisposte per garantirne le condizioni di salute?
Sono queste le domande alle quali Italia Longeva, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie ha cercato di dare risposta. Ottenendo risultati non entusiasmanti.
Oltre 1 milione di anziani affetti da fragilità severa
Infatti, si scopre che il 6,5% della popolazione over-60, circa 1.200.000 di persone, è affetto da fragilità severa, percentuale che varia a seconda delle aree del Paese. In testa ci sono le regioni del Sud e le Isole (8,2%), a scendere quelle del Centro (6,2%) e del Nord (5,3%).
La maglia nera per maggior numero relativo di anziani affetti da fragilità grave spetta alla provincia di Rieti (14,4%), seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Ma anche Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate. Di contro, le città che mostrano una minore concentrazione, con valori fino a dieci volte inferiori, sono Asti (1,9%), Macerata (2,1%) e Bolzano (2,4%).
Inoltre, a determinare il livello di fragilità della popolazione entrano in gioco anche variabili di tipo socio-demografico: la fragilità severa cresce all’aumentare dell’età, passando dallo 0,8 per cento nella fascia 60-65 anni al 17,3 per cento negli ultraottantenni, ed è maggiore nelle province con più bassi valori di reddito medio pro-capite.
«Il Pnrr per il Servizio sanitario nazionale, è l’occasione per modernizzare la rete dell’assistenza territoriale, ma è indispensabile una cabina di regia che “governi” la fragilità. Non basta potenziare i servizi, è necessario collegarli con l’ospedale e con le nuove strutture previste dal Pnrr, facendo sì che l’anziano venga preso in carico nel posto migliore a seconda del grado di complessità dei suoi bisogni», conclude il presidente di Italia Longeva.
(fonte Iodonna.it)